Uno studente su quattro di ave compiuto o subito atti di bullismo on line, in particolare il 23,50% dice averlo compiuto e il 26% di averlo subito. Come il bullismo tradizionale, il cyberbullimo, ovvero il bullismo attraverso le nuove tecnologie, è un fenomeno complesso che si manifesta in vari modi, dal Flaming, dall’inglese “fiamma” , ovvero un messaggio elettronico di contenuto violento o volgare al harassment, molstie persistenti e ripetute, fonte di disagio emotivo e psichico, alla denigrazione o all’esclusione.
Le prevaricazioni online sono compiute per lo più dai maschi, che scrivono messaggi elettronici a contenuto violento (lo fa il 17,8% dei ragazzi contro l’8,7% delle ragazze), denigrano i compagni attraverso la rete (10,2% contro 6,9%) o creano identità fittizie per inviare messaggi a nome di altri, parlarne male e farsi raccontare cose sul loro conto (8,6% contro 4,1%).
È quanto emerge da una ricerca condotta dall’osservatorio sul cyberbullismo “Open eyes”, nato nell’ambito del piano nazionale “Più scuola meno mafia“del Ministero dell’Istruzione.
Secondo i dati diffusi oggi in un convegno nella sede del Miur, emerge che ra le forme di prevaricazione sul web, rilevate intervistando un campione di 2.419 ragazzi, c’è anche l’esclusione dal gruppo di amici, dalla chat o da un gioco interattivo, compiuta dall’8,4% dei maschi e dal 3,8% delle femmine.
La ”rete” fa parte della quotidianità dei giovani, che la usano per comunicare (80,5%), fare “surfing“ (52,3%), giocare online (40,5%), studiare (33,3%), conoscere nuove persone (18%) o progettare siti (8,5%): «le prepotenze online possono verificarsi in qualsiasi momento e da qualsiasi parte avverte l’Osservatorio - trasformandosi talvolta anche in cyberstalking».
Il cyberstalking è un insieme di persecuzioni commesse con l’intento di nuocere attraverso sms,mms, mail, chat, immagini o video diffusi on line. Chi subisce cyberstalking si trova in un continuo stato d’ansia ed è costretto a mutare le proprie abitudini, a non usare più i social netwrks, a cambiare il proprio numero di telefono e l’indirizzo email.
«Nel 2011 - ha affermato la responsabile dell’Osservatorio europeo della violenza a scuola, Chaterine Blaya - il 19% dei ragazzini europei ha subito qualche forma di bullismo online o offline. Nel caso dell’Italia sono l’11%».
Contro le forme di bullismo e cyberbullismo «ci sono vaste esperienze nelle scuole e buone pratiche. La maggior parte delle situazioni critiche si scioglie grazie alla competenza dei professori, dei genitori e delle associazioni dei genitori». Lo ha detto il sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria al convegno.
«La scuola - ha aggiunto - da anni affronta il tema. I nuovi media stanno diventando un veicolo per questi fenomeni. Ci vuole grande attenzione e la soluzione è in corso. Spesso c’è un lavoro nelle scuole che libera i ragazzi dalle loro difficoltà».

CASERTA - Garantiva alle sue giovani vittime un futuro nel mondo dello spettacolo Angelo Ianuario, 22enne arrestato oggi per abusi sessuali su minori. Adescava le giovani, tutte di Mondragone, il suo paese, attraverso Facebook e altri social network con la scusa di essere un talent scout milanese in grado di lanciarle nel mondo dell'alta moda. Accusato di violenza sessuale tentata e consumata, aggravata dalla minore età delle vittime, il 22enne è stato arrestato dai carabinieri in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. A condurre le indagini, durate circa un anno, i militari della compagnia di Mondragone e i poliziotti della sezione di Caserta del Compartimento di polizia postale.
Amanda Todd aveva 15 anni. Si è tolta la vita a causa del cyberbullismo dei coetanei e lascia come sconvolgente testimonianza delle violenze subite un video di 10 minuti su Youtube nel quale racconta l’incubo che l’ha travolta.
Quando entra in classe le presunte amiche del cuore reagiscono simulando conati di vomito. C’è chi la spinge, chi la chiama con gli insulti peggiori. «Non piacevo più a nessuno» spiega un foglietto. Amanda è sotto assedio ma un giorno sembra esserci una via d’uscita perché un ragazzo le si avvicina, la corteggia. Le dice di aver già una fidanzata ma lei accetta di andare con lui fuori. Fanno sesso, lei crede che lui le voglia bene ma all’uscita di scuola si trova davanti a una folla di cinquanta ragazzi, c’è anche lui e la fidanzata di lui. Le gridano contro, c’è chi la colpisce e lei cade in terra, dove resta, sconvolta, fino a quando il padre non arriva a soccorrerla. La reazione è un tentato suicidio in casa, ingoiando del detersivo. L’autoambulanza arriva in tempo, in ospedale la salvano ma non fa a tempo a tornare a casa che su Facebook l’anonimo torna a farsi vivo.
Mercoledì scorso Amanda Todd si è uccisa e la madre ha chiesto a YouTube di non togliere il video dal Web affinché rimanga come testimonianza contro la piaga contemporanea del cyberbullismo che, secondo il «Canadian Medical Association Journal», è la seconda causa di morte tra i giovani canadesi fra i 10 e i 19 anni, con una percentuale in crescita fra le ragazze. La scuola ha reagito alla morte chiudendosi a riccio mentre il distretto scolastico dove si trova Coquitlam si limita a dire che «il cyberbullismo è una preoccupazione per tutti e i social media aggiungono elementi di pericolo». Intanto il misterioso molestatore resta in libertà, dopo aver portato a compimento la spietata cyber-persecuzione che lo ha trasformato a tutti gli effetti in un killer.
Da simbolo di libertà ed espressione a strumento di adescamento. La rete continua ad avviluppare i soggetti deboli, primi fra tutti i bambini. È quanto testimonia una recente ricerca dal titolo “Sessualità e Internet: i comportamenti dei teenager italiani”, commissionata da Save the children. Questi i dati: il 31% dei ragazzi tra i 16 e 17 anni ammette di avere avuto incontri, anche intimi, con persone conosciute in rete. Sul fronte della pedopornografia, il 78% delle vittime ha meno di 12 anni, il 4% meno di 3-4 anni.
E una volta scaricate queste immagini rimangono online, perché rimuovere i siti pedoponografici è ancora oggi difficilissimo: uno studio dell’Università di Cambridge ha messo in evidenza come la rimozione dei siti dediti a operazioni bancarie illegali abbia richiesto da 3,5 a 4,5 ore, mentre il tempo medio necessario per la rimozione di siti pedopornografici è stato di 719 ore. “È assurdo pensare che una transazione finanziaria illecita sia considerata oggi più “urgente” che una violenza perpetrata su un bambino”.

Che il fenomeno del sexting, l'invio di immagini o testi a sfondo sessuale via cellulare fosse comune, in particolare fra i teenager, lo si sapeva. Quello che si tendeva a sottostimare era l'entità del fenomeno. Secondo uno studio del Dipartimento di Medicina dell'Università del Texas a Galveston, ben il 30 % degli adolescenti americani, di entrambi i sessi adotterebbe questo tipo di comportamento.