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A quattro anni di distanza dal suo lancio avvenuto il 16 giugno 2010 ad opera di Klaves Sinka, “Ask For Me” – abbreviato Ask.fm – torna a far parlare di sé, soprattutto per le preoccupazioni legate al cyberbullismo dilagante, che il social network alimenterebbe

La finalità del sito è piuttosto semplice e immediata: porre delle domande sul profilo degli altri utenti. Per rispondere tuttavia è necessario registrarsi e avere un età minima di almeno 13 anni, come specificato nelle ‘condizioni di utilizzo’ del sito. Ed è proprio questa libera e incontrollata interazione ‘domanda-risposta’ a facilitare e fomentare il fenomeno sempre più preoccupante del cyberbullismo, nonostante il sito si sia difeso da queste accuse affermando che esiste una «funzione di reporting».

Fonte: DataManager (Leggi l'articolo completo)

Un articolo interessante uscito sul Corriere della Sera fa riflettere sempre più sul problema del SEXTING, più volte abbiamo trattato le sue cause e conseguenze ma chi lo fa? A che età si inziare realmente a sentire il bisogno di inviare foto ad amici e amiche?

Questi sono alcuni paragrafi dell'articolo:

Non sono solo messaggi inviati da un cellulare. Ma qualcosa di più. Un bimbo che frequenta la quarta elementare spedisce alla sua compagna di classe una foto di se stesso nudo mentre si fa la doccia. Ha 9 anni, lo ha visto fare a un suo amico che a sua volta ha ricevuto una foto di una compagna di classe in costume da bagno. Sicuramente un’immagine più discreta, ma è solo il primo di numerosi messaggi con toni sempre più espliciti.

I dati che hanno raccolto gli psicologi Andrea Marino e Roberta Bucci dell’Istituto di Terapia Cognitivo-Interpersonale di Roma parlano chiaro e sono allarmanti perché riguardano i ragazzi molto giovani. L’età media si abbassa fino ad arrivare a bambini di 8 - 9 anni, quando il Sexting è considerato reato.


Un ragazzo su 5 ha trovato proprie foto imbarazzanti in Rete, mentre un anno prima la percentuale era solo di uno su 10. Quanto ad ammettere di voler fare “sexting”, solo il 12,3% dice di aver inviato materiale a sfondo sessuale e comunque nel 41,9% dei casi i giovani dicono di non vederci nulla di male nell’averlo fatto.

La dipendenza da cybersesso brucia le tappe. Se prima un dipendente sessuale ci metteva più tempo ad essere totalmente assuefatto, ora i tempi sono immediati.

Leggi l'articolo completo su: Corriere.it

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La dipendenza da Internet può portare a problemi comportamentali, introversione, evasione dalla realtà e persino perdita del controllo. I punteggi più negativi nelle persone che utilizzano giochi e chat. La dipendenza da Internet, videogiochi e altri servizi tecnologici è reale è ha i suoi tipici sintomi.

Negli ultimi cinquant’anni anni si è visto un progressivo, quanto veloce, aumento della tecnologia. Possiamo dire che rispetto ai nostri nonni, o anche ai nostri genitori, abbiamo fatto passi da gigante. Nessuno ci potrà dire quanto ancora progredirà e fino a che punto arriveremo. Quello che è certo, è che le persone – soprattutto i giovani – stanno sviluppando un’inquietante tecno-dipendenza.

Per questo motivo, alcuni ricercatori del Duke University Medical Center si sono preoccupati di comprendere i meccanismi che stanno dietro la dipendenza da Internet, in particolare su un gruppo di studenti americani.
Durante la ricerca sono stati reclutati 69 soggetti che, inizialmente, hanno dovuto compilare un questionario chiamato IRPS (Internet-Related Problem Scale). L’IRPS ha lo scopo di misurare i livelli di problemi che una persona sviluppa in seguito a un utilizzo smodato di Internet. La scala di valori va da 0 a 200 e si tratta di una scala sviluppata al fine di comprendere i vari tipi di dipendenza. Tra questi vi erano un’eccessiva timidezza, introversione, agitazione interiore (brama di possedere), riluttanza o tolleranza nei confronti della vita e conseguenze negative.

Ma non è tutto, attraverso le varie indagini si è potuto constatare anche il livello di evasione dalla realtà (tipico dell’utilizzo di Internet), la perdita di controllo e la riduzione dei tempi in cui ci si dedica alle normali attività quotidiane.
Durante la ricerca, durata due mesi, agli studenti sono stati assegnati degli pseudonimi, al fine di evitare qualsiasi collegamento con la loro vera identità.
Il coordinatore dello studio, il dottor Sriram Chellappan, professore di psichiatria e scienze comportamentali al Duke University Medical Center, ha scoperto che la gamma dei punteggi IRP tra gli studenti volontari variava da 30 a 134 punti (nella scala di 200 punti). Mediamente, quindi, il punteggio si aggirava intorno a 75. L’utilizzo medio di Internet in questo lasso di tempo variava da circa 140 MegaBytes a 51, con una media di 7 GigaBytes.

Non tutti ovviamente utilizzavano Internet allo stesso modo. Alcuni chattavano; altri giocavano; altri ancora scaricavano dei file, posta elettronica o navigavano tra i vari Social Network, tra cui anche i famosi Facebook e Twitter.
A termine studio si è potuto constatare che la scala di valori fosse più alta nei soggetti che adoperavano più spesso videogiochi e chat, mentre era particolarmente ridotta nel caso in cui l’uso fosse quasi esclusivamente dedicato al download della posta elettronica o la visita ai vari social network.

FONTE: LA REPUBBLICA

Ha minacciato di diffondere via internet foto osè di due tredicenni se non avesse ricevuto da loro dei soldi. In realtà, probabilmente, quelle foto non esistono.

SAN MINIATO (PISA) - Ha minacciato di diffondere via internet foto osè di due tredicenni se non avesse ricevuto da loro dei soldi. In realtà, probabilmente, quelle foto non esistono ma le due ragazzine hanno comunque avvisato i loro genitori ed è scattata poi la trappola che ha permesso di arrestare un marocchino non ancora sedicenne per estorsione.

CONTATTO TRAMITE FACEBOOK - Il giovane aveva contattato le due conoscenti tramite Facebook minacciando di divulgare le loro foto intime se non lo avessero pagato: le ragazzine hanno raccontato tutto ai genitori e immediatamente è scattata la denuncia ai carabinieri. Quando le due adolescenti, nei giorni scorsi, si sono recate all'appuntamento con il marocchino c'erano anche i militari che lo hanno arrestato. Il provvedimento è stato convalidato dal tribunale per i minori di Firenze. Le due ragazzine negano di essersi fatte fotografare da lui e gli inquirenti non hanno sequestrato immagini, mentre hanno acquisito i messaggi sul web con la richiesta di denaro.

FONTE: CORRIERE DELLA SERA

Niente palestre, campetti, piste: gli adolescenti italiani preferiscono il divano, il joystick e la tastiera. L’associazione italiana di pediatria lancia l’allarme: i nostri ragazzi sono i più pigri d’Europa.

Già a 11 anni iniziano a disertare gli sport e a 15 meno di 1 adolescente su 2 pratica una attività sportiva continuativa, a 18 anni poco meno di 1 su 3. Insomma se prima l’età di allontanamento degli sport era verso i 15 anni, adesso scende di 4 anni e sempre più divani accolgono gli ex sportivi.

Il rischio che si corre però è grosso: dall’obesità alle malattie legate alla sedentarietà, l’unico modo per salvare gli adolescenti da un decadimento fisico è spronarli a fare attività fisica.

I teenager nostrani passano almeno 5 ore della loro giornata davanti uno schermo, che sia della tv, dello smartphone o del computer. Il tasso di sedentarietà degli adolescenti italiani è tre volte quello dei coetanei europei.

Alla fine, saranno i padri a continuare a giocare a calcetto mentre i figli resteranno seduti dietro una scrivania?

FONTE: SI24.it

Undici minorenni rinviati a giudizio per detenzione e diffusione di immagini pedopornografiche.

Sette ragazze e quattro ragazzi. Tutti tra i 14 e i 17 anni. Questa è stata la decisione presa dalla Procura dei Minori dell’Aquila che, il 30 agosto scorso, ha concluso le indagini preliminari circa la diffusione di una foto che ritraeva una ragazzina di 14 anni nuda, in bagno. Un’immagine sconvolgente che era stata divulgata dopo che la quattordicenne si era scattata da sola delle foto per poi inviarle a quello che sembra essere il suo ex ragazzo. Poi, però, la foto è finita su Facebook e inviata via Whatsapp. Una sorta di gioco pornografico, durato circa un anno e che ha coinvolto decine di ragazzini della Conca Peligna. Un’immagine che ha suscitato un vero e proprio «scandalo», visto lo scambio continuo tra i telefonini dei minorenni della foto che ritraeva la giovane nuda. Nella vicenda, è coinvolto anche un 25enne che, al momento, non risulta indagato. La storia ha avuto inizio nel gennaio scorso. La ragazza, oggi quindicenne, si era scattata delle foto da sola e, subito dopo, le aveva inviate tramite cellulare a due sole persone, considerate da lei degli amici. Un 17enne ed un 25enne. Ma quella foto, aveva scatenato, in uno dei due, almeno da quello che si vocifera, una voglia sfrenata di avere un rapporto sessuale con lei. Una vicenda che aveva lusingato la minore che si era sentita «voluta» a tutti i costi da alcuni ragazzi più grandi di lei. Forse, la ragazza, aveva pensato che quell’immagine sarebbe rimasta segreta ma ha dovuto scoprire che invece così non è stato. La foto, infatti, ha fatto il giro dei cellulari dei compagni di scuola, che in pochi minuti l’avevano condivisa tramite messaggini e su Facebook, addirittura, era stato aperto un profilo con uno pseudonimo, quello di Giorgina, da parte di una sua amica, allora sedicenne che, pubblicò la foto di lei nuda con una maschera sul volto. La ragazzina, durante l’interrogatorio davanti ai carabinieri di Sulmona qualche settimana dopo l’accaduto, si è giustificata dicendo «non pensavo che una foto inviata a due persone, che ritenevo amici, potesse scatenare tutto questo disastro». Un gioco, forse così lo avevano inteso i tanti amici di scuola che ha portato, 11 ragazzini, ad essere sotto inchiesta da parte della magistratura. I minori, quasi tutti di Sulmona, con due ragazze di Pratola Peligna e Bugnara e un giovane di Pettorano Sul Gizio sono stati accusati di divulgazione di materiale pedopornografico. Alcuni ragazzini, iscritti nel registro degli indagati avrebbero detto «Non sapevamo assolutamente che quello che stavamo facendo tramite Whatsapp fosse un reato, altrimenti non ci saremmo mai permessi. Volevamo giocare, nulla di più. Invece abbiamo scatenato delle reazioni che mai ci saremmo aspettati». Al momento i giovani, hanno due settimane di tempo per giustificare il loro gesto, attraverso le memorie difensive presentate dai rispettivi legali, così come previsto dal codice di Procedura Penale.

FONTE: IL TEMPO 19 settembre 2013