- Corriere della Sera
Bullismo, 1 su 2 resta a guardare [Corriere]
Indagine su 5mila adolescenti italiani. Il dato comune: voti bassi e famiglie disagiate.
Un soprannome sgradevole, lo scherno continuo, la forza fisica usata per piegare, umiliare. Capita a un adolescente su cinque. Soprattutto tra le pareti scolastiche (51%). Dove un ragazzo su due dice di aver assistito a episodi di bullismo, il 15% di esserne stato vittima, mentre il 16% ammette di essere un bullo.
«Avevo paura delle conseguenze» o «non sapevo come aiutare la vittima», sono le motivazioni addotte dal 50% degli adolescenti testimoni di episodi di bullismo o cyberbullismo che impediscono di intervenire a favore della vittima. I dati sono contenuti nella ricerca svolta nell'ambito del Progetto europeo E-Abc - Antibullying Campaignsu 16.227 giovani delle scuole superiori di 5 Paesi tra cui l'Italia (al fianco di Grecia, Lituania, Bulgaria, Estonia, Lettonia). Per l'Italia, rappresentata da Telefono Azzurro, hanno partecipato oltre 5mila studenti.
L'INDAGINE - Un'indagine che fa luce non solo sulle vittime - che, come hanno mostrato molti casi di cronaca, affrontano una sofferenza che può avere conseguenze estreme - ma anche sugli altri protagonisti: bulli e testimoni. Accomunati, il più delle volte, da due caratteristiche: basso rendimento scolastico e problemi familiari. I fenomeni sono più frequenti - dice la ricerca - in presenza della situazioni familiari più difficili: Le vittime di bullismo sono per il 40,5% studenti con genitori che abusano di alcol, il 31% convivono con familiari che in casa risolvono i conflitti con la violenza, il 23% vivono disagi economici o le conseguenze della disoccupazione di mamma o papà. Le stesse percentuali si osservano con i bulli, anche se sale la percentuale (44,2%) di quelli che subiscono violenze in famiglia.
BULLI E VITTIME SI ASSOMIGLIANO - «Bulli e vittime si assomigliano - conferma Silvia Vegetti Finzi, professoressa di Psicologia dinamica a Pavia -. La loro configurazione sociale è molto simile, la differenza sta nel temperamento. La vittima è più fragile, ma la condizione di superiorità del bullo è in relazione solo al gruppo». Secondo la ricerca, le prime avvisaglie di bullismo si possono riscontrare già dalle scuole elementari. Vegetti Finzi arriva a dire «dalla scuola materna». Si tratta di bambini «che prevaricano gli altri - spiega - con la loro vitalità corporea. Ma anche in quel caso le vittime soffrono, vivono nel terrore e gli educatori devono stare attenti».
L'APP E LA PIAZZA - «Negli ultimi anni sono cresciute le segnalazioni - sostiene Ernesto Caffo, presidente di Sos telefono Azzurro - soprattutto dopo l'esplosione del cyber-bullismo». Il presidente, ordinario di Neuropsichiatria infantile all’Università di Bologna, ha presentato a Milano la campagna europea antibullismo, che si avvale anche di un video. L'associazione scenderà in piazza - in 2.300 piazze italiane - il 20 e il 21 aprile per la campagna «Aprile azzurro. Ci vuole un fiore»: raccoglierà donazioni, ricambiando con il fiore della Calancola e sosterrà in questo modo le linee telefoniche (1.9696 e 116.000), la chat, il numero di emergenza 114. «E da poco abbiamo lanciato un’App su Facebook e proprio oggi abbiamo messo online il nostro sito rinnovato, perché è fondamentale parlare ai ragazzi là dove sono presenti», ma non basta. Continua ancora Caffo «ci rapportiamo con la scuola, puntiamo a formare gli insegnanti, lavoriamo molto anche con i progetti europei perché i problemi di bambini e adolescenti del continente sono molto simili anche se nei paesi del Sud Europa il bullismo è presente in misura minore che nel Nord. Quello cui dobbiamo puntare è alla creazione di una rete capace di cogliere le prime difficoltà e offrire le prime risposte».
PREVENZIONE - «In certi casi occorre intervenire in modo mirato anche con la famiglia. L'intervento più efficace è la prevenzione, magari anche attraverso i pediatri» ha aggiunto Caffo. Mentre Vegetti Finzi ha sottolineato che «occorre distinguere: il bullo è qualcuno che fa qualcosa di violento, non è un violento. Occorre lavorare sulle sue positività».

LO STUDIO -
L’ANONIMATO - È molto difficile sottrarsi alle molestie, alle aggressioni o agli inviti ambigui, soprattutto a causa dell’anonimato dietro al quale, generalmente, si nascondono questi fenomeni online. Dallo studio britannico emerge infatti che uno dei pericoli più frequenti tra i ragazzi che frequentano internet sono il cyberbullismo e il sexting, nuove modalità di aggressione e di molestie mediante cellulari e rete, con una piccola ma significativa differenza rispetto ai fenomeni vecchio stile: l’anonimato. Stesso discorso vale per ogni tipo di atteggiamento disturbato che si cela dietro a un’identità nascosta. Forse bisognerebbe iniziare da qui per proporre un uso educato di internet. Ai tempi della rete della prima ora circolava in rete una deliziosa vignetta che ritraeva un cagnetto intento a chattare mentre pensava tra sé e sé: «Il bello di internet è che nessuno sa che sono un cane». Ma quell’anonimato sinonimo di libertà ha purtroppo anche un altro volto che non ha a che fare con la libertà e che ha molto a che fare con nuovi tipi di minacce. Mentre al parco forse si potrebbe qualche caramella da sconosciuti, che non sono sempre cattivi. «A fronte dei pericoli emergenti - sottolinea lo studio - rivestono un importante ruolo la società, le comunità e le famiglie che hanno il dovere di collaborare con le istituzioni che non possono gestire il problema da sole. E forse il primo passo è l’informazione.

La polizia postale e delle comunicazioni di Catania ha denunciato un uomo di 35 anni, residente in provincia di Siracusa, perché ritenuto responsabile di adescamento on-line di minorenne. E' uno dei primi casi in Italia in cui e' applicata la norma, introdotta dallo scorso ottobre dalla ratifica della Convenzione di Lanzarote, che ha previsto come reato l'adescamento di minorenni.
Internet: un ragazzo su 10 al computer per più di 4 ore al giorno.