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Nel mirino di un gruppo "Spotted" del social network questa volta sono finiti alunni e alunne della Quintino di Vona di zona Loreto, insultati pesantemente da anonimi compagni di classe. Immediata la denuncia alla polizia del dirigente scolastico.
Si indaga sui responsabiliInsulti e battute volgari su Facebook, cyberbulli in azione alle scuole medie.

Milano, Cyberbulli su Facebook senza l’età per potervi accedere. Nel mirino di un gruppo del social network questa volta sono finiti alunni e alunne di una scuola media, la Quintino di Vona di zona Loreto, insultati pesantemente da anonimi compagni di classe. Immediata la denuncia alla polizia del dirigente scolastico. Si indaga sui responsabili.

«Su questa pagina potrete scrivere ogni cosa che vorrete su tutti i ragazze/i che frequentano la Quintino inviandoci dei messaggi privati e firmandovi come "Anonimo". Verranno pubblicati sulla pagina e tutti potranno leggerli». Questo l’invito apparso due mesi fa su Spotted Quintino di Vona, la scuola media di via Sacchini, con tanto di foto dell’istituto. Come già successo in molti licei milanesi e in un’altra scuola media (la Beltrami), il gioco è sfuggito di mano ai gestori – o forse ha rispecchiato le loro intenzioni – e sulla pagina sono circolati ben presto apprezzamenti poco appropriati per ragazzine di 12-13 anni, pettegolezzi fin nei minimi particolari e iniziative come «la classifica del più coglione della scuola».

Sotto lo sguardo e i commenti di 300 utenti, per la maggior parte studenti ed ex della scuola. Ieri il sito è stato chiuso. «Mi sono rivolto alla polizia postale e alla questura – afferma il preside, Giuseppe Losio – dopo avere visto messaggi assolutamente volgari e irrispettosi nei confronti di alcuni miei alunni». La Quintino di Vona da anni è impegnata nella lotta al cyberbullismo. Dopo l’apparizione su Youtube cinque anni fa di un video poco rispettoso verso una studentessa, la scuola stilò un regolamento sull’uso di Internet, proibì l’uso dei telefonini, fece seguire agli insegnanti corsi della polizia postale e dell’ufficio scolastico regionale, promosse un’indagine interna sull’uso del cellulare.

Me le vie del web sono infinite. «A volte i ragazzi – continua Losio – sembrano ignorare l’illegalità e le conseguenze di quello che inseriscono sui social network. Non possiamo pensare di abolire Facebook ma dobbiamo educare i nostri alunni a un utilizzo più responsabile dei media. In questo ci deve essere collaborazione da parte delle famiglie. Non è possibile che dei ragazzini si colleghino alle 2 di notte o che abbiano un profilo senza avere ancora l’età per aprirlo».

Fonte: IL GIORNO 30 Maggio 2013 di Luca Salvi

 

 

Appuntamento al buio da incubo. L'aggressore è stato arrestato: è sospettato di aver commesso altri reati dello stesso genere.

ROMA - L'appuntamento al buio è finito in un incubo. Una ragazza di 17 anni e' stata aggredita da un giovane di due anni più grande, conosciuto solo poche ore prima su un social network per smartphone molto frequentato, che ha tentato di violentarla sulla sua auto dopo una serata trascorsa insieme a Sacrofano, vicino Roma. L'aggressore, che abita a Monte Sacro, e' stato arrestato dai carabinieri della compagnia Cassia all'alba di mercoledì: è sospettato di aver commesso altre violenze dello stesso genere.

L'INVITO «GALANTE» - La vicenda e' iniziata martedì mattina quando i due ragazzi sono entrati in contatto sul social network. Si sono scambiati informazioni e fotografie, poi - come in un copione gia' scritto - lui ha invitato lei a uscire per la stessa sera. La diciassettenne, di Sacrofano, ha accettato e i ragazzi si sono incontrati a cena dopo che il diciannovenne, che fa lavori saltuari, e' andato a prendere la giovane a casa. Alla fine della serata lui ha tentato qualche avances rifiutate dalla giovane che a quel punto e' stata aggredita.

E' RIUSCITA A SCAPPARE - Il ragazzo ha tentato di immobilizzarla e spogliarla, poi l'ha picchiata. La vittima - poi medicata in ospedale e dimessa con 10 giorni di prognosi - si e' difesa ed e' riuscita a scappare. I carabinieri sono intervenuti subito dopo e hanno identificato l'aggressore che nel frattempo era tornato a casa dove stava cancellando tutti i messaggi sul telefonino che e' stato sequestrato.

FONTE: CORRIERE DELLA SERA 31/07/2013

L'uomo, 37enne, è stato incastrato grazie a una segnalazione della scuola frequentata dall'adolescente.

Ha adescato un minorenne su Facebook inducendolo ad avere rapporti sessuali con lui in cambio di denaro o ricariche telefoniche, ma una segnalazione della scuola frequentata dall'adolescente lo ha incastrato e l'uomo, un 37enne già noto per fatti analoghi, è stato arrestato dalla polizia in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal gip di Pisa.

Le indagini, coordinate dal pm Aldo Mantovani e condotte dalla squadra mobile e dalla sezione pisana della polizia delle comunicazioni, hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico dell'uomo per il reato di induzione alla prostituzione minorile, commessa ai danni di un quattordicenne della provincia di Pisa. L'arrestato già il 25 ottobre 2011 aveva subito una misura restrittiva disposta dal tribunale di Firenze per reati analoghi che avrebbe commesso ai danni di più minori.
L'inchiesta pisana è nata da una segnalazione partita direttamente dalla scuola che aveva allertato la procura circa la possibilità che il quattordicenne fosse entrato in contatto con qualche pedofilo via internet che gli faceva ricariche telefoniche.

A casa del ragazzino, è stato spiegato, i poliziotti hanno sequestrato materiale informatico e tecnologico in cui erano presenti tracce di contatti con una persona che gli chiedeva incontri a scopo sessuale in cambio di denaro, regali o altre utilità. L'adolescente, ascoltato con l'ausilio di uno psicologo, avrebbe confermato l'adescamento subito spiegando inoltre che l'uomo si presentava con il nome di Mike o Mailk Pisa su Facebook e di avere avuto con lui rapporti sessuali in cambio di soldi e sigarette. A casa del 37enne la polizia ha trovato anche altro materiale pedopornografico. Le indagini proseguono per accertare se possa aver adescato altri ragazzini.

Fonte: Corriere.it [03-07-2013]

Gran Bretagna divisa dopo la morte di una ragazzina caduta dalla finestra mentre implorava un coetaneo di cancellare un video che la ritraeva in pose sexy.

«La creatura si è fotografata proprio lì, con il nuovo smartphone che gli ha regalato il nonno e ha mandato la foto a una sua amichetta, una compagna di scuola. Eh che tempi...da non crederci...però che si potrà mai fare? Noi genitori dobbiamo rispettare la sua piccola privacy, vero?». E invece no, non dovete rispettare un bel niente: è il consiglio controtendenza, quasi un’intimazione, che Claire Perry, 48 anni, parlamentare conservatrice, madre di tre figli, appena nominata consigliera del premier britannico Cameron per «la prevenzione dello sfruttamento sessuale e commerciale della gioventù», fa nella sua prima intervista al Daily Mail. 

La Perry sostiene che in un mondo dove i ragazzini sono circondati da ogni tipo di pericoli online, i genitori dovrebbero sbarazzarsi della “stravagante” idea che i loro figli abbiano il diritto di tenere segreti i loro messaggi privati. Secondo la consigliera di Cameron, la pratica del “Sexting”, dove gli adolescenti si scambiano immagini delle proprie parti intime, il vecchio gioco del dottore nell’era digitale, è diffusa «in quasi tutte le scuole del paese». Sul banco degli accusati è l’intera società, complice nel permettere anche ai più giovani contatti inappropriati con sconosciuti potenzialmente pericolosi a qualsiasi ora del giorno e della notte. 

Dice la battagliera Claire: «Abbiamo dato ai nostri figli tutte queste possibilità di comunicare in privato, ma abbiamo abdicato alla possibilità di esserne coinvolti. Dobbiamo sentirci in diritto di chiedere. Di fare in modo di essere amici dei nostri figli su Facebook, di poter chiedere loro in qualsiasi momento se quello che stanno facendo è appropriato». 

La deputata conservatrice cerca di mettere in chiaro, per anticipare le critiche, che non sta cercando un impossibile ritorno ai «valori vittoriani», ma piuttosto di affrontare una situazione completamente nuova, determinata dall’impatto delle tecnologia digitale sulla società: “quando eravamo giovani noi, l’idea che i nostri genitori potessero permetterci di comunicare giornalmente con sconosciuti, o ricevere posta o chiamate private, sarebbe apparsa assolutamente bizzarra”. Claire Perry racconta che quando ha chiesto alla figlia di lasciarle vedere gli sms, la ragazza l’ha guardata come se fosse stata una pazza. A rincuorarla è stato il pensiero: «Dopotutto sono io che pago». 

La scorsa settimana il caso di Chevonea Kendall-Bryan ha scosso l’Inghilterra aprendo uno scorcio sugli scambi sul web tra adolescenti. La tredicenne, studentessa della zona Sud di Londra, è morta cadendo dalla finestra del suo appartamento mentre implorava un ragazzo che stava al piano di sotto di cancellare un video che la ritraeva in pose sexy dal telefonino. La crociata contro la privacy degli adolescenti ha subito sollevato le proteste di molti che pensano che la libertà consista nel fare ciò che si vuole. “Per adesso - dice la consigliera del premier - mi sono guadagnata un mucchio di seguaci che mi odiano su Twitter”.

Fonte: La Stampa (Claudio Gallo, corrispondente da Londra)

Il movimento genitori italiano denuncia il sito in blu per omesso controllo nel caso del suicidio di una giovane novarese seguito a video di violenze postati online. Le misure di tutela non bastano e i genitori hanno le mani legate.

Roma - Istigazione al suicidio e detenzione di materiale pedopornografico, tra le accuse contro un gruppo di otto minori indagati dalla procura torinese per il tragico suicidio di una 14enne nel novarese. Per la proliferazione online di alcuni video di violenza girati ad una festa tra ragazzi, un caso di bullismo cibernetico ai danni di quei soggetti più esposti a certe vessazioni sui social network.

Più volte critici nei confronti delle principali piattaforme della condivisione, i responsabili del Moige - movimento italiano genitori - hanno deciso di denunciare Facebook alla Procura della Repubblica di Roma. "Per la grave corresponsabilità della multinazionale per omesso controllo e vigilanza nel tragico caso della giovane Carolina", il movimento tricolore è pronto a "costituirsi parte civile in tutti i prossimi episodi di mancato controllo a danno dei minori da parte di Facebook".

"È grave che una multinazionale come Facebook non effettui una vigilanza sulle piazze virtuali, che sembrano diventate lo strumento privilegiato per pedofili e bulli - ha spiegato Maria Rita Munizzi, presidente nazionale del Moige - Siamo indignati e preoccupati per il silenzio e l'indifferenza di chi gestisce questi potenti mezzi di comunicazione, senza un'adeguata politica di tutela dei minori".
Alla pagina in blu Safety, Facebook ha già messo a disposizione una squadra di esperti per la pubblicazione di video esplicativi e consigli pratici sul corretto funzionamento delle varie impostazioni previste nelle privacy policy dello stesso social network californiano. Il Moige è però preoccupato dal "far west che vivono i nostri figli iscritti senza il nostro consenso a Facebook, la questione dell'accesso e vigilanza è centrale".

"Abbiamo più volte ricordato che l'iscrizione dei minori concretamente comporta la formalizzazione di un contratto da parte di un soggetto che non ha ancora capacità giuridica per farlo - ha spiegato ancora Munizzi - né al genitore è riconosciuta la possibilità di esercitare la legittima potestà di controllo sul proprio figlio".

Fonte: Punto Informatico - Mauro Vecchio

 

Primi provvedimenti disciplinari al liceo dopo i casi sui siti «spotted»
Messaggi volgari, offensivi, diretti a compagni e professori. Sono nei siti «spotted» dei licei, pagine web create su Facebook per scambiare messaggi amorosi e pettegolezzi. Questa almeno l'idea di partenza. Ma qualcuno va oltre. Volano parole troppo pesanti. E i presidi corrono ai ripari. Scattano le denunce e le prime sospensioni. Martedì un provvedimento disciplinare è stato comunicato a una studentessa del liceo Agnesi.

Il preside dell'Agnesi Giovanni Gaglio si è rivolto alla polizia postaleLA SOSPENSIONE - Nei giorni scorsi si era spontaneamente consegnata al preside. «Ho scritto io alcuni messaggi "forti"», ha raccontato. «Abbiamo parlato con lei e con i genitori. Poi il consiglio di classe ha deciso: allontanamento per otto giorni, relazione su due libri sul cyberbullismo e volontariato durante gli stage all'estero», ha spiegato una professoressa dell'istituto.
Ed è pronta a intervenire anche un'altra preside. Apprezzamenti pesanti sono stati segnalati anche sulla pagina «spotted» del liceo Virgilio. «Oggi incontrerò gli studenti», dice la dirigente Nicolina Francavilla. Potrebbero scattare anche per loro provvedimenti disciplinari. Le segnalazioni fioccano ormai da settimane, sono state aperte all'inizio di marzo le prime pagine «spotted» dei licei milanesi, dal Parini al Berchet, dal Volta al San Carlo.

I SITI E LE PAGINE «SPOTTED»

L'amministratore delle pagine su Facebook è anonimo, ma i destinatari dei messaggi sono facilmente riconoscibili: c'è la classe, la sezione, le iniziali del nome. L'idea è partita da un college londinese, è rimbalzata fino alle nostre università, dalla Sapienza alla Bocconi, poi i liceali hanno imitato i fratelli maggiori e adesso anche i ragazzini delle medie seguono l'esempio dei più grandi.
Il problema è spiegare ai giovanissimi la differenza che passa fra scrivere una parolaccia sul muro del bagno e postarla su Facebook. «Serve un'azione educativa, non si rendono conto del danno che fanno», dice il preside dell'Agnesi, Giovanni Gaglio, che intanto ha sporto denuncia: «Bisogna risalire agli amministratori della pagina».
«Non sono soltanto battute», assicura. «Frasi ingiuriose e diffamatorie», è scritto nella denuncia. «Pronto a ritirarla, se chi ha sbagliato ha capito e si ferma». Intanto la prima pagina «spotted Agnesi» è sparita.

FONTE: Corriere.it