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Lo chiamano vamping: adolescenti che stanno svegli anche tutta la notte e, connessi di nascosto a smartphone e pc passano ore sui social network. E che fare, da genitori?

I giovani vampiri si svegliano di notte, per succhiare sangue e linfa vitale da smartphone o computer. È il vamping (tributo al mondo di Twilight e True Blood): frenesia notturna adolescenziale su più schermi, tra chat, giochi, vita social, abbuffata di film horror o di piccoli «vine» che durano secondi. La socializzazione si è spostata in rete e questa, di notte, è una prateria sconfinata, senza recinti, controlli o orari. E il sonno? Per usare un termine adatto all’età, «balza». 
La scuola è appena cominciata, con il ritorno in classe dei tecno-vampiri. Partiamo dalla fine, dagli effetti di una notte retro-illuminata. Sandra è una professoressa di liceo dell’hinterland milanese. «Ogni mattina, la prima domanda che mi rivolgono, soprattutto le studentesse, è: “Prof. Ce l’ha un Oki, un Moment? Posso andare al bar a prendermi un caffè, che c’ho mal di testa?”. So riconoscere quando è un problema legato al ciclo, ma qui è ogni giorno. È sonno. Insieme ai miei colleghi abbiamo fatto delle verifiche. Siamo andati su Ask.fm. Le studentesse non spengono mai prima delle due. E a implorare che qualcuno tenga loro compagnia di notte sono spesso gli alunni più deboli, con problemi scolastici o famigliari».

Leggi l'articolo completo QUI.

Fonte: Vanity Fair

La diffusione di foto di minorenne senza il preventivo consenso del genitore costituisce un illecito. È necessario, però, effettuare delle preventive precisazioni.
Innanzi tutto, ai fini dell’individuazione del tipo di illecito e del soggetto responsabile (e quindi delle relative tutele), bisogna verificare chi ha scattato le foto e per quale motivo.

È bene distinguere due ipotesi:

a) foto scattate dai genitori (anche di altri bambini) durante una recita, una gita, una festa di classe ecc.

Siete dipendenti da Smartphone e tablet? In vostro soccorso arrivano le App "CHECKY" e "MOMENT".

Scopriamo insieme come funzionano:

CHECKY: è l'App pensata proprio per darci un’idea di quanto spesso usiamo lo smartphone e creare più consapevolezza in fatto di smartphone-dipendenza, traccia il vostro comportamento e indica, molto semplicemente, il numero esatto di volte in cui avete controllato lo smartphone nell’arco della giornata.

Puoi scaricarlo gratuitamente qui

MOMENT: è stata progettata per incentivare un sano equilibrio tra le nostre vite reali e quelle vissute attraverso i piccoli schermi degli iPhone, in quanto è in grado di monitorare per quanto tempo utilizziamo il dispositivo quotidianamente. L’app consente anche di  creare dei limiti giornalieri e di attivare i suoni che ci avvertono quando stiamo per superare questi limiti.

Puoi scaricarlo gratuitamente qui

FONTE: Wired

L'associazione psichiatrica americana ha riconosciuto la dipendenza da autofotoritratto attraverso il cellulare (selfie) come disturbo mentale.

Dipendenza da SelfieSecondo gli psichiatri, la nuova malattia è stata chiamata «selfies», ed è caratterizzata da un costante desiderio di fotografare se stessi e condividere immagini sui social network per compensare la mancanza di autostima.

Gli scienziati hanno identificato tre livelli di disturbo:

  • saltuario in cui le persone si fotografano almeno 3 volte al giorno, ma non pubblicano le foto su social network;
  • acuto se la persona si fotografa non meno di 3 volte al giorno e pubblica le foto nei social network;
  • cronico quando l'uomo diventa ossessionato dai selfie e prova un desiderio incontrollabile di fotografare se stesso 24 su 24 e pubblica le immagini su internet almeno 6 volte al giorno.

Gli psichiatri dicono che al momento non c'è la cura per i “selfies”.

Secondo una ricerca condotta da Human Highway e commissionata da Samsung Electronics gli Italiani si rivelano un popolo di appassionati di selfie arrivando a scattarne circa 1 milione ogni giorno.
Circa 29 milioni gli autoscatti che mensilmente vengono prodotti per una media di 2,2 a individuo. Il fenomeno è ormai un vero e proprio trend arrivato a coinvolgere oltre il 55% degli italiani che dichiara di aver scattato un selfie almeno una volta nella vita e, nel 44% dei casi, almeno una volta nell’ultimo mese
.

DOVE E CON CHI?

Lo scatto in compagnia è infatti il selfie più scattato dagli Italiani che preferiscono ritrarsi prima di tutto assieme agli amici (31,5%) e poi con il proprio partner (27,1%), con la famiglia (20%) o con un animale (14,3%).
Soltanto nel 9% dei casi il selfie viene fatto da soli preferendo lo scatto davanti allo specchio e, a sorpresa, è più frequente negli over 55 rispetto ai giovanissimi.

La location più gettonata è la CASA, teatro del 23,6% degli autoscatti.

Fonte: LIFE STYLE - ANSA.IT e ITALIAN.RUVR

 

LONDRA - Tallulah Wilson, 15 anni, era finita in un gruppo di autolesionismo sul social network Tumblr, si era convinta di essere brutta e obesa e si faceva del male da sola per soddisfare gli altri utenti. Ma poi non ce l'ha fatta più e si è tolta la vita, lanciandosi sotto un treno. 

La mamma non ci sta e accusa con forza il web di aver ucciso la figlia. "É stata catturata dalle grinfie di un mondo digitale tossico, dove nelle ultime settimane non riuscivamo più a raggiungerla. Ho fatto tutto il possibile per tenerla al sicuro, ma era caduta in un mondo di incubi". 

Un incubo da dove non si è più svegliata, convinta che la sua vita fosse da buttare. L'accusa è tutta per il social Tumblr e di quel gruppo di autolesionismo che ha finito per convincere la bella Tallulah di essere brutta e obesa, che continuava a scriverlo anche su twitter.

Una volta scoperta questa vita segreta online della figlia, la mamma ha chiuso il suo account. 24 ore dopo la teenager si è tolta la vita.

Fonte: LEGGO (Leggi l'articolo originale qui)

Venti studenti nei guai: hanno diffuso foto delle loro compagne di banco.

Gli inquirenti dicono solo che le indagini sul caso selfie hard a scuola sono ancora in corso. L’inchiesta da Teramo è passata alla Polizia Postale di Pescara con la super visione della Procura minorile dell’Aquila. Niente di più lasciano trapelare. Nulla sull’elenco di quei venti nomi di ragazzi e ragazze mandato in via ufficiosa alle scuole per sapere dove sono iscritti quegli studenti, tutti giovanissimi. Ma fuori dall’inchiesta la questione educativa e la moda degenerata nell’illegalità fanno discutere in città.

Il preside dell’istituto Milli, Giovanni Di Giannatale parla di «uno spirito di esibizionismo, una voglia di trasgressione che poi cozza con la legge». Secondo la dirigente scolastica dell’Iti, Stefania Nardini, alla base di tutto ci sarebbero «i modelli televisivi, la voglia di diventare famosi, i miti della società e soprattutto il mito della bellezza». Per la Nardini anche la famiglia deve in questo preciso momento, e alla luce di quanto accaduto, riappropriarsi del proprio ruolo. «Ci siamo tutti deresponsabilizzati ».
I ragazzi coinvolti hanno tutti tra i 14 e i 16 anni d’età.

Fonte: Il Messaggero

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